#Aglianico del #Vulture di Cantina Madonna delle Grazie
I nostri vini vengono preparati e progettati a partire dalle nostre vigne. La qualità di un vino, infatti non si ottiene solo in cantina ma innanzitutto in vigna. Le nostre nuove cantine, ubicate in prossimità del complesso monastico francescano della Madonna delle Grazie (XVI secolo), ci permettono di valorizzare ed esprimere al meglio, con una studiata tecnica enologica, il valore e la qualità delle nostre uve selezionate. La tecnica, maturata nella migliore scuola enologica italiana e francese, si basa su una profonda conoscenza e ricerca scientifica dei sistemi di vinificazione e delle caratteristiche dell’Aglianico del Vulture. Avere a disposizione come materia prima uve di un grande vitigno come l’Aglianico, é un certo vantaggio e garanzia di qualità per i nostri vini. Già insigni personalità come il lucano Michele Carlucci, ed il Prof. Giovanni Dalmasso, maestro dell’enologia e viticoltura Italiana, in un convegno dell’Accademia italiana della Vite e del Vino, tenutosi proprio nell’Abazzia di San Michele in Monticchio nel 1957, hanno dichiarato l’Aglianico del Vulture, come uno tra i migliori vitigni ad attitudine enologica nel panorama ampelografico internazionale, identificando il vino omonimo prodotto nell’area come il Barolo del Sud. Tali considerazioni sono supportate dalle recenti acquisizioni in campo scientifico.Alla nostra gamma vini appartengono al momento quattro tipologie di rosso a denominazione di origine controllata, un rosè 100% Aglianico del Vulture, e un bianco ottenuto da una piccola parcella di Malvasia. Tutti i nostri vini nascono come fiero ed orgoglioso omaggio al nostro lavoro, alla nostra storia e al nostro territorio.
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descrizione ampelografica
Si riporta la descrizione elaborata da Michele Carlucci, sommo ampolografo, fondatore della scuola enologica di Avellino, presidente onorario dell’Accademia italiana della vite e del vino. “Il vitigno Aglianico ha i tralci di color nocciola, duri con internodi corti o medi. I germogli sono cotonosi con ricco tomento biancastro sulle foglioline terminali con l’apice del germoglio leggermente sfumato in rosa. Le foglie medie sono pentagonali, ordinariamente trilobate, talvolta quadrilobate con seni laterali mediamente profondi, chiusi o quasi sovente con dente sul fondo. Altre caratteristiche sono il seno peziolare quasi chiuso, i denti larghi ottusi, il picciolo leggermente rosso alla base. I grappoli sono medi (il peso è circa 100 g.), più o meno serrati, conici e piramidali, frequentemente alati; il peduncolo è medio o medio-corto, giallo verdastro a perfetta maturazione, i pedicelli corti e rossi. Gli acini sono medi sferici, la buccia è spessa, coriacea di color violetto carico e pruinosa. La maturazione è piuttosto tardiva nell’area del Vulture, si determina tra il 15 ottobre e il 10 novembre”.
storia dell'aglianico del vulture
L’Aglianico, secondo le tesi più accreditate sarebbe stato introdotto in Italia dai coloni greci della Calcide ( eubea) ( oggi negroponte) all’epoca della fondazione di Cuma ( 750 a. C.). Ma alcune recenti teorie in corso di definizione, ipotizzano la coltivazione della vite e la presenza del vitigno ancestrale nell’antica Lucania anteriori all’arrivo dei coloni greci. Anche l’origine etimologica del suo nome è incerta. L’appellativo ancestrale sarebbe stato secondo alcuni Eleanico, dal nome dell’antica città di Elea, sulla spiaggia lucana del Tirreno. Secondo i più il suo nome iniziale era Ellhnika. La corruzione linguistica di questo in Ellanica , Ellenico (sinonimie riportate nella letteratura ampelografica) quindi in Aglianico si è completata alla fine del XV secolo, al tempo del dominazione aragonese nel regno di Napoli. Infatti la doppia L in spagnolo ha lo stesso suono del gruppo GL. Se il Barolo è stato definito come il vino dei re, l’Aglianico nella sua più lunga storia non gli è stato certamente da meno stato costantemente presente sulle mense di sovrani e condottieri. Innanzitutto l’Aglianico rientrava nell’uvaggio del Falerno, il più celebrato vino dell’Impero Romano. Lo hanno quindi bevuto imperatori tra cui sicuramente sicuramente Augusto, i cui momenti di convivio, sono stati magnificati dai versi Quinto Orazio Flacco, poeta maximus, dell’impero ma anche noto come poeta del carpe diem e del vino. Oriundo della stessa capitale dell’Aglianico del Vulture Venusia, splendida civitas ricca di vigneti, più di ogni altro ha tratto dalla vite e dal vino forza ispiratrice generando i più grandi capolavori della poesia mondiale di tutti i tempi, che hanno contribuito a creare quel profondo legame e tra cultura e vino, che distingue lo stesso vino dalle altre comuni bevande alcoliche. Nel basso Medioevo gli esarchi bizantini inviavano ai Basilei di Bisanti, signori della Basilicata fino all’anno 1000, li potente vino del Vulture. Il Normanno Roberto d’Altavilla, detto il Guiscardo, divenut dopo il fratello Drogone feudatario di Venosa, ne era grande estimatore. Il grande imperatore Federico II di Svevia, amante della poesia musica e caccia lo amava bere abbinandolo sugli arrosti di cacciagione nei castelli di Melfi e Lagopesole e Monteserico, con il cancelliere Pier delle Vigne e i suoi cavalieri. Carlo d’Angiò raccomandava ai feudatari suoi vassalli del Vulture di inviargli ogni anno 400 somme del buon vino Aglianico. Il coppiere Sante lancierio riferisce come l’aglianico sia stato uno dei preferiti vini di paolo III Farnese. Fra gli apologeti degustatori di questo vino ci fu Ferdinando IV di Borbone penultimo re delle Due Sicilie, che venuto in visita ufficiale in Basilicata, si trattenne più a lungo soggiogato dal bellissimo paesaggio e dalla bontà del vino.
Clicca sulle bottiglie per visualizzare le schede tecniche dei vini.
Aglianico del Vulture “Messeroto”
Aglianico del Vulture "Liscone"
Aglianico del Vulture "Bauccio"
Aglianico del Vulture Riserva “Drogone”
Simon di #Brazzan con le nuove annate 2016...
Le Generazioni
Un tempo il Vino era fatto di fiducia, quella stessa fiducia che suscitavano i nonni, imponenti e buoni. Queste vecchie figure erano affascinanti, ottenevano, con esperienza quasi magica, un vino che seduceva tutti. Durante la vendemmia venivamo rapiti da profumi e sapori unici, gli stessi che oggi dipingono nella nostra mente immagini ormai lontane impossibili da dimenticare.
Il tempo di oggi mi ha lasciato un testimone che mi fa custode di segreti e magie, di sapienza e amore per il Vino, a me il piacere di offrirvi questa mia Passione.
La Terra
Il particolare significato che assume la Terra è la costanza nel tempo. I valori di queste Terre, composizione, giacitura, esposizione e locazione, hanno trovato un equilibrio naturale con il susseguirsi delle tecniche di coltivazione. Possono variare i vitigni, le annate e i metodi, ma a determinare il carattere di un vino è compito della Terra.
Il Vitigno
Enotria Tellus, la terra della Vite e del Vino. In queste terre conquistate il Vitigno e il suo frutto hanno conquistato a loro volta. Il forte legame che si è creato tra Uomo e Vite ha portato ad un selezione di Vitigni autoctoni che tutto il mondo può apprezzare solo in questo piccolo angolo del Friuli Venezia Giulia.1
Il Clima
Il tempo che trascorre, Il tempo che cambia, Le stagioni si alternano e la annate variano. La Vite sembra aver scelto da sola questo luogo, dove le Alpi proteggono queste dolci colline che a mezzogiorno si aprono alla benefica influenza del mare. Il soffio dei venti e l’altezza di queste terre, creano una coperta ideale per questo antico sapore, il Vino.
L'Uomo
Qui, la tradizione non ostacola l’innovazione, l’evoluzione della tipicità non dimentica la ricerca, la difesa dell’autenticità dei nostri vitigni non impedisce al Vino di evolversi. I nonni hanno saputo selezionare le cultivar di Vite nel corso degli anni, tramandandole per generazioni.
In quei vitigni si può leggere la storia, la cultura ed il pensiero dell’Uomo in queste terre. Questa messaggio è un altro importante fattore che ci permette oggi di realizzare con eccellenza i nostri Vini.
Malvasia 2016 - 13,5% vol. - 13.00€
Sauvignon 2016 - 14,00% vol. - 14.00€
Blanc di Simon 2016 - 13,50% vol. - 13.00€
Blanc di Simon “Tradizion” 2011 - 14,00% vol. - 21.00€
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#franciacorta #monterossa appena ricaricato...
Monte Rossa dalla Franciacorta…
Noi lo facciamo così
1. Prodotto ed elaborato solo nella zona vocata delimitata, nel rispetto del disciplinare di produzione e del Codice vitivinicolo della Franciacorta;
2. Prodotto solo con uve Chardonnay (prevalenti) e/o Pinot Bianco e/o Pinot Nero provenienti da vigneti direttamente governati;
3. Uva raccolta esclusivamente a mano in contenitori piccoli per consegnare solo uve integre alla pressatura;
4. Produzione massima dell’uva ad ettaro di terreno vitato da 9.000 a 10.000 Kg;
5. Titolo alcolimetrico minimo naturale 9,5 delle uve;
6. Resa alla pressatura: massimo 100 litri di vino base da 154 Kg di uva;
7. Applicazione del solo metodo della lenta rifermentazione naturale in bottiglia;
8. Prima tappatura con copertura metallica recante il logo della dominazione;
9. Rifermentazione, maturazione e affinamento del vino in bottiglia avvengono seguendo i rigidi tempi, in luoghi e ambienti idonei sotto controllo termico, con temperature costanti sempre inferiori a 16°C;
10. Minimo 25 mesi di maturazione ed elaborazione dalla vendemmia prima dell’immissione al consumo (almeno 18 mesi in bottiglia a contatto con i lieviti per il Brut, 24 mesi per il Rosé ed il Satèn);
11. Minimo 37 mesi di maturazione ed elaborazione dalla vendemmia prima della immissione al consumo per i Millesimati (almeno 30 mesi in bottiglia a contatto dei lieviti);
12. La bottiglia può essere millesimata (cioè recare l’anno della vendemmia), solo nelle annate di qualità eccellente;
13. Divieto di specificare in etichetta il metodo di elaborazione “metodo classico” e di definirlo “vino spumante”;
14. L’Azienda stabilisce la proporzione e la scelta dei suoi Cru per dare la propria esclusiva impronta al suo vino;
15. Il Rosé deve essere prodotto con una percentuale pari o superiore al 25% di uva Pinot Nero;
16. Il Satèn è un blanc de blanc, ha una pressione in bollicine inferiore alle 5 atmosfere.
17. Devono essere osservate, durante tutte le fasi della lavorazione, le pratiche del metodo Franciacorta;
18. Dopo la sboccatura e l’aggiunta di sciroppo devono trascorrere almeno 2 mesi di affinamento in bottiglia prima dell’immissione al consumo.
19. Ora puoi togliere le dita dal naso ...scherzo... se sei arrivato fin qui vuol dire che sei un vero appassionato!
Da Bomporto, Francesco Bellei. I nuovi millesimi.
L’ azienda vinicola “Francesco Bellei” di Bomporto (Modena), specializzata e riconosciuta come un’autentica “perla” per la produzione di spumante metodo classico...
Questa particolarissima impostazione aziendale, tutta finalizzata alla spumantizzazione effettuata con il più nobile, complesso e meticoloso dei metodi, fu sviluppata per volontà di Giuseppe Bellei, detto Beppe, da metà degli anni Settanta.
La passione per il vino e la grande capacità di degustarlo e comprenderlo, spinse Beppe a sviluppare oltre al Lambrusco altri spumanti col Metodo Classico e a produrre un Brut da uve Pinot Nero e Chardonnay, dopo aver selezionato cloni francesi di Pinot Noir e Chardonnay per le proprie vigne…
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