Francesco Bellei. I nuovi millesimi.

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L’ azienda vinicola “Francesco Bellei” di Bomporto (Modena), specializzata e riconosciuta come un’autentica “perla” per la produzione di spumante metodo classico...

Questa particolarissima impostazione aziendale, tutta finalizzata alla spumantizzazione effettuata con il più nobile, complesso e meticoloso dei metodi, fu sviluppata per volontà di Giuseppe Bellei, detto Beppe, da metà degli anni Settanta.

La passione per il vino e la grande capacità di degustarlo e comprenderlo, spinse Beppe a sviluppare oltre al Lambrusco altri spumanti col Metodo Classico e a produrre un Brut da uve Pinot Nero e Chardonnay, dopo aver selezionato cloni francesi di Pinot Noir e Chardonnay per le proprie vigne…


Visualizza i vini di Francesco Bellei cliccando qui.

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Metodo Classico Cuvée Brut Francesco 2008 - 12,5%vol. - 32.00€
Metodo Classico Cuvée Brut Blanc des Noirs 2008 - 12,5%vol. - 32.00€
Metodo Classico di Lambrusco 2013 - 12%vol. - 14.00€

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Da Agliano Terme tornano la #Barbera & C. di Villa Terlina...

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Villa Terlina si estende, con i suoi 7 ettari a corpo unico, nella zona collinare sud-est di Agliano Terme, nel cuore del Piemonte, regione famosa per i suoi grandi vini.

Il sollevamento geologico del Miocene ha creato un terroir molto particolare, che si riflette sulle caratteristiche dei vini. I suoli marnoso-calcarei in superficie riposano su uno strato di roccia gessosa cristallina. Questa struttura del terreno genera un regolazione idrica ottimale e nello stesso tempo è alla base dell’originalità dei vini di Villa Terlina: strutturati, minerali, eleganti, con un’ampia gamma aromatica e gustativa.

I vitigni coltivati sono strettamente autoctoni: Barbera, Nebbiolo e Uvalino. I vigneti hanno una densità d’impianto elevata e un’età media superiore ai trent’anni. La gestione è sempre ragionata ed eminentemente ecologica: vengono applicati metodi tradizionali e biodinamici secondo le esigenze delle singole parcelle.

Come per la cura del vigneto si ricerca l’espressione del terroir e si adattano vinificazione e affinamento al carattere della vendemmia.
Gli interventi umani sono ridotti al minimo, i vini non sono chiarificati né filtrati.


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Le caratteristiche principali del Gradale sono la sua struttura ampia e morbida e la tipica dolcezza di frutta rossa integrata da note speziate. Un vino che si apre con una certa facilità, potendo essere bevuto giovane, ma che evolve con il tempo aumentando di complessità.


Vitigno: Barbera 100%
Vigneti: Anno di impianto: 1975
Densità: 4.800 piante/ha
Suolo: marne calcareo-argillose
Produzione massima: 60 q.li/ha
Vinificazione: macerazione lunga, mediamente 21 giorni
Affinamento: variabile da 12 a 16 mesi in barriques, 6 mesi in bottiglia
Gradazione alcolica: max. 14.5% vol.
Produzione: 18.000 bottiglie
Invecchiamento: secondo la nostra esperienza 10 anni
Temperatura di degustazione: min. 18° C max. 20°C
Bicchiere consigliato: tipo Hermitage
Accostamenti: piatti tipici della cucina Piemontese, carni rosse, formaggi. I nostri clienti ci segnalano che il Gradale è adatto ad accompagnare anche la cucina internazionale, compresa quella orientale ricca di spezie

Barbera d'Asti "Gradale" 2009 14,5% vol. - 14.00 €



Il Monsicuro è un vino che rispecchia un particolare terroir. Proviene da vecchie vigne di selezione massale innestate su Rupestris e in parte franche di piede. Il suolo marnoso–gessoso conferisce una nota minerale caratteristica e costante nelle annate. Un vino talora giudicato atipico nella sua originalità e complessità, che richiede un paziente invecchiamento in bottiglia per giungere alla perfetta fusione delle sue componenti aromatiche e strutturali.

Vitigno: Barbera 100%
Vigneti: Anno di impianto: 1930-1955
Densità: 10.000-8.000 piante/ha
Suolo: marne calcaree su marne argillose intercalate da gesso cristallino
Produzione massima: 30 q.li/ha
Vinificazione: macerazione lunga, mediamente 21 giorni
Affinamento: variabile da 12 a 24 mesi in barriques, 12 mesi in bottiglia
Gradazione alcolica: max. 14.5% vol.
Produzione: 6.000 bottiglie
Invecchiamento: oltre 15 anni
Temperatura di degustazione: min. 18° C max. 20°C
Bicchiere consigliato: tipo Bourgogne
Accostamenti: carni rosse, selvaggina, formaggi stagionati

Barbera d'Asti Monsicuro 2009 15% vol. - 23.00 €

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Tornano le grandissime #bollicine di #zamuner

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Correva la metà del diciannovesimo secolo quando in Veneto Antonio Carpenè affinò il metodo della fermentazione in grandi recipienti, dando così il via alla tradizione spumantistica legata a questo tipo di vinificazione, con evidente successo per il Prosecco. Nel 1980, invece, un tenace dirigente d'azienda scaligero, Daniele Zamuner, decise di andare controcorrente lanciando la sfida ai cugini d'Oltralpe nel segno delle bollicine prodotte col «Metodo Classico». Quindi uve coltivate sulle colline moreniche di Sona, nel Veronese, raccolte in quei sei ettari vitati avuti in eredità. Il fatto è che Zamuner lasciò tutti di stucco allorchè accantonò i filari di bardolino e bianco di Custoza, in favore di pinot nero, pinot meunier, chardonnay e cabernet sauvignon.

Così, dopo cinque anni di affinamento in bottiglia nella cantina interrata scavata nella collina, ecco una rarità che risponde al nome di Spumante Brut Zamuner da uve pinot nero (75%), pinot meunier (10%) e chardonnay (15%) vinificate separatamente con pressatura orizzontale, fermentazione a temperatura controllata e inoculazione di lieviti originari dell'Istituto enologico dello Champagne.

Le operazioni successive all'assemblaggio seguono la metodologia Metodo Classico fino alla rifermentazione in bottiglia e il successivo lunghissimo affinamento. Questo brut si presenta con spuma cremosa e consistente, ampio e fresco bouquet di sentori floreali; al palato morbido ed armonico, con una lunga persistenza. Accanto ci sono la versione Extra Brut, che ha un perlage più elegante e fine, e lo Spumante Brut Riserva Mattarana, che vive un affinamento in bottiglia di ben 7 anni. Decisamente clamoroso!

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Extra Brut Riserva Villa La Mattarana Millesimato 2001 - 38 €
Extra Brut Riserva Villa La Mattarana Millesimato 2006 - 30 €
Brut Rosè Riserva Villa la Mattarana Millesimato 2006 - 30 €
Brut Blanc de Noirs Millesimato 2008 - 22 €

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#Aglianico del #Vulture Madonna delle Grazie



I nostri vini vengono preparati e progettati a partire dalle nostre vigne. La qualità di un vino, infatti non si ottiene solo in cantina ma innanzitutto in vigna. Le nostre nuove cantine, ubicate in prossimità del complesso monastico francescano della Madonna delle Grazie (XVI secolo), ci permettono di valorizzare ed esprimere al meglio, con una studiata tecnica enologica, il valore e la qualità delle nostre uve selezionate. La tecnica, maturata nella migliore scuola enologica italiana e francese, si basa su una profonda conoscenza e ricerca scientifica dei sistemi di vinificazione e delle caratteristiche dell’Aglianico del Vulture. Avere a disposizione come materia prima uve di un grande vitigno come l’Aglianico, é un certo vantaggio e garanzia di qualità per i nostri vini. Già insigni personalità come il lucano Michele Carlucci, ed il Prof. Giovanni Dalmasso, maestro dell’enologia e viticoltura Italiana, in un convegno dell’Accademia italiana della Vite e del Vino, tenutosi proprio nell’Abazzia di San Michele in Monticchio nel 1957, hanno dichiarato l’Aglianico del Vulture, come uno tra i migliori vitigni ad attitudine enologica nel panorama ampelografico internazionale, identificando il vino omonimo prodotto nell’area come il Barolo del Sud. Tali considerazioni sono supportate dalle recenti acquisizioni in campo scientifico.Alla nostra gamma vini appartengono al momento quattro tipologie di rosso a denominazione di origine controllata, un rosè 100% Aglianico del Vulture, e un bianco ottenuto da una piccola parcella di Malvasia. Tutti i nostri vini nascono come fiero ed orgoglioso omaggio al nostro lavoro, alla nostra storia e al nostro territorio.

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descrizione ampelografica
Si riporta la descrizione elaborata da Michele Carlucci, sommo ampolografo, fondatore della scuola enologica di Avellino, presidente onorario dell’Accademia italiana della vite e del vino. “Il vitigno Aglianico ha i tralci di color nocciola, duri con internodi corti o medi. I germogli sono cotonosi con ricco tomento biancastro sulle foglioline terminali con l’apice del germoglio leggermente sfumato in rosa. Le foglie medie sono pentagonali, ordinariamente trilobate, talvolta quadrilobate con seni laterali mediamente profondi, chiusi o quasi sovente con dente sul fondo. Altre caratteristiche sono il seno peziolare quasi chiuso, i denti larghi ottusi, il picciolo leggermente rosso alla base. I grappoli sono medi (il peso è circa 100 g.), più o meno serrati, conici e piramidali, frequentemente alati; il peduncolo è medio o medio-corto, giallo verdastro a perfetta maturazione, i pedicelli corti e rossi. Gli acini sono medi sferici, la buccia è spessa, coriacea di color violetto carico e pruinosa. La maturazione è piuttosto tardiva nell’area del Vulture, si determina tra il 15 ottobre e il 10 novembre”.

storia dell'aglianico del vulture
L’Aglianico, secondo le tesi più accreditate sarebbe stato introdotto in Italia dai coloni greci della Calcide ( eubea) ( oggi negroponte) all’epoca della fondazione di Cuma ( 750 a. C.). Ma alcune recenti teorie in corso di definizione, ipotizzano la coltivazione della vite e la presenza del vitigno ancestrale nell’antica Lucania anteriori all’arrivo dei coloni greci. Anche l’origine etimologica del suo nome è incerta. L’appellativo ancestrale sarebbe stato secondo alcuni Eleanico, dal nome dell’antica città di Elea, sulla spiaggia lucana del Tirreno. Secondo i più il suo nome iniziale era Ellhnika. La corruzione linguistica di questo in Ellanica , Ellenico (sinonimie riportate nella letteratura ampelografica) quindi in Aglianico si è completata alla fine del XV secolo, al tempo del dominazione aragonese nel regno di Napoli. Infatti la doppia L in spagnolo ha lo stesso suono del gruppo GL. Se il Barolo è stato definito come il vino dei re, l’Aglianico nella sua più lunga storia non gli è stato certamente da meno stato costantemente presente sulle mense di sovrani e condottieri. Innanzitutto l’Aglianico rientrava nell’uvaggio del Falerno, il più celebrato vino dell’Impero Romano. Lo hanno quindi bevuto imperatori tra cui sicuramente sicuramente Augusto, i cui momenti di convivio, sono stati magnificati dai versi Quinto Orazio Flacco, poeta maximus, dell’impero ma anche noto come poeta del carpe diem e del vino. Oriundo della stessa capitale dell’Aglianico del Vulture Venusia, splendida civitas ricca di vigneti, più di ogni altro ha tratto dalla vite e dal vino forza ispiratrice generando i più grandi capolavori della poesia mondiale di tutti i tempi, che hanno contribuito a creare quel profondo legame e tra cultura e vino, che distingue lo stesso vino dalle altre comuni bevande alcoliche. Nel basso Medioevo gli esarchi bizantini inviavano ai Basilei di Bisanti, signori della Basilicata fino all’anno 1000, li potente vino del Vulture. Il Normanno Roberto d’Altavilla, detto il Guiscardo, divenut dopo il fratello Drogone feudatario di Venosa, ne era grande estimatore. Il grande imperatore Federico II di Svevia, amante della poesia musica e caccia lo amava bere abbinandolo sugli arrosti di cacciagione nei castelli di Melfi e Lagopesole e Monteserico, con il cancelliere Pier delle Vigne e i suoi cavalieri. Carlo d’Angiò raccomandava ai feudatari suoi vassalli del Vulture di inviargli ogni anno 400 somme del buon vino Aglianico. Il coppiere Sante lancierio riferisce come l’aglianico sia stato uno dei preferiti vini di paolo III Farnese. Fra gli apologeti degustatori di questo vino ci fu Ferdinando IV di Borbone penultimo re delle Due Sicilie, che venuto in visita ufficiale in Basilicata, si trattenne più a lungo soggiogato dal bellissimo paesaggio e dalla bontà del vino.

Clicca sulle bottiglie per visualizzare le schede tecniche dei vini.

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Aglianico del Vulture “Messeroto” 2011 14 %vol. 8.00€

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Aglianico del Vulture "Liscone" 2010 14 %vol. 9.00€

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Aglianico del Vulture "Bauccio" 2009 14,5 %vol. 16.00€
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Aglianico del Vulture Riserva “Drogone” 2007 14,5 %vol. 27.00€

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#gulfi nuove annate dalla Sicilia...



 


Il territorio in cui lavoriamo vanta da oltre 2000 anni la presenza della vite.

Non abbiamo inventato niente che già non esisteva. Niente che da almeno duemila anni non venisse fatto. Abbiamo solo dovuto adattare al nostro tempo l’operosità dei nostri Padri, la cultura dei nostri Avi. Abbiamo ricevuto in prestito un territorio, che dobbiamo rispettare perché è il nostro futuro e il futuro dei nostri figli. Quello che ci hanno insegnato i nostri Padri dobbiamo trasmetterlo ai nostri figli. Il territorio è il nostro capitale, lasciatoci in prestito, che non dobbiamo consumare, intaccare o peggio distruggere, ma migliorare. Possiamo, dobbiamo goderne solo i frutti, con intelligenza, con rispetto.


Probabilmente tra cento anni i nostri vini rappresenteranno ancora la vera espressione del nostro territorio, come lo sono oggi e come lo sono sempre stati.


Una civiltà che si rispetti, oltre ad un territorio deve avere una cultura che la identifichi, l’accomuni, nel tempo e attraverso i tempi. Un tassello di un mosaico da solo non rappresenta niente. E’ solo nella giusta posizione nel mosaico, insieme a tanti altri tasselli, che può diventare una grande opera d’arte, capace di resistere e valorizzarsi nel tempo.


I nostri vini sono vera espressione del territorio da cui provengono. Non vogliono essere esclusivamente né i vini del produttore né i vini dell’enologo.

La ricerca dell’armonia, dell’equilibrio nel vigneto ed in cantina da parte dell’uomo impone una conoscenza profonda dell’ambiente in cui si opera. Il viticoltore e l’enologo non possono essere due figure separate, stagne, ma entrambe devono essere complementari e far parte del territorio in cui operano, in modo da poter meglio comprendere ed interpretare la vigna, i vitigni, la cultura vitivinicola del territorio. E’ essenziale spendere tanto tempo nella ricerca delle ragioni, del perché in un ambiente si è prodotto un tipo di vino anziché un altro o coltivato da sempre un tipo di vitigno e non altri.


Il nostro lavoro è motivato da forte passione, tramandata da padre in figlio, e condivisione dei valori in cui crediamo.

Bisognerebbe riflettere molto sul fatto che le scelte di oggi avranno effetti futuri. Chi oggi impianta un vigneto deve fare una scelta definitiva: molto probabilmente lascerà la vigna e i vitigni che ha deciso di impiantarvi in eredità ai propri figli, quindi le sue scelte non possono dipendere da “mode commerciali”, da considerazioni superficiali fatte dall’esperto o dal tecnico “di passaggio” nella propria azienda. I suoi sforzi, l’azienda che fonderà, i vigneti che impianterà, dovranno essere in grado di garantire una continuità alla generazione successiva, che sarà quella che appieno usufruirà dei frutti e dell’impegno profuso oggi.


Il nostro intervento in cantina si riduce semplicemente al rispetto di quanto prodotto dalla natura.

Il valore aggiunto che fa del vino un prodotto agricolo diverso rispetto agli altri prodotti della terra è il suo legame culturale con il territorio in cui viene prodotto. E’ per questo che un vino, quando è vera espressione del territorio e della cultura degli uomini che lo producono, non dipende da una sola persona, ma da una civiltà.

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Cerasuolo di Vittoria 2014 - 15€
Nero d’Avola Nerojbleo 2010- 14€
Nerello Mascalese Reseca 2007 - 29€
Nero d’Avola Nerosanlorè 2009 - 33€

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#barolo & #barbera #azelia di Luigi Scavino.

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Nel 1920 il Cavalier Lorenzo Scavino iniziò a
vinificare parte delle uve prodotte dai vigneti della famiglia, piccola realtà contadina nel cuore delle Langhe, a Castiglione Falletto.
Suo figlio Alfonso cominciò con entusiasmo ad imbottigliare il vino prodotto e grazie al padre di Luigi, Lorenzo, con perseveranza e volontà, i vini vennero per la prima volta esportati.

L’Azienda Agricola Azelia, nel centro della zona di produzione del Barolo, è oggi costituita da 16 ettari e produce in media 80.000 bottiglie all’anno. Luigi è affiancato dalla moglie Lorella e dal figlio Lorenzo che rappresenta ormai la
quinta generazione di produttori di vino. La conduzione famigliare è essenziale in quanto permette un’estrema accuratezza in ogni step della produzione.

Grande cura viene riservata al lavoro nei vigneti. Il vino si fa in vigna, da viti antiche, che producono pochissimi grappoli. Le basse rese vengono ulteriormente ridotte mediante la vendemmia verde, indispensabile per selezionare i frutti, avere una maturazione uniforme ed una qualità impeccabile.

Fondamentale è una scrupolosa attenzione in cantina dove il rispetto per la tradizione non esclude l’apporto di tecniche moderne.

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Luigi riserva per i vigneti cure ed attenzioni maniacali.
E’ dalla materia prima, l’uva, che si ottiene l’estrema qualità dei vini.
Parte delle viti ancora oggi presenti furono piantate dal padre di Luigi, Lorenzo, negli anni ’40. Esse sono per Azelia un patrimonio unico. Sono le viti antiche, con le loro rese minori e le radici più in profondità, che producono grappoli straordinari. Gli acini risultano molto più piccoli, più concentrati e pienamente maturi.

Per ridurre ulteriormente le rese in vigna un minimo di due vendemmie verdi all’anno vengono svolte per ogni vigneto. La vendemmia verde implica un lungo e scrupoloso lavoro in piena estate. In circa 40 giorni vengono esaminati attentamente, uno ad uno, tutti i grappoli prodotti e quelli in eccesso vengono eliminati. Anche più del 30-35 % dei grappoli può essere tagliato e lasciato a terra. In questo modo i grappoli rimanenti hanno una maturazione ed una concentrazione altrimenti irraggiungibili.

Tutte le operazioni vengono effettuate
manualmente. Quelle più importanti, come la potatura delle viti più vecchie, la sfogliatura e la vendemmia verde, vengono svolte personalmente da Luigi e dagli altri membri della famiglia. Solo l’occhio e la mano esperta possono portare al raggiungimento della più alta qualità dei grappoli possibile.

Nessuna vite viene rimpiazzata se non dopo la sua morte naturale. Solo quando strettamente necessario vengono utilizzati prodotti a base di rame e zolfo e nessun fertilizzante chimico viene aggiunto al terreno. Unicamente ogni 3-4 anni viene apportato letame naturale nei punti più magri delle colline. Le erbe spontanee vengono lasciate crescere naturalmente tra i filari.

La vendemmia avviene totalmente a mano, attraverso una rigorosa selezione grappolo per grappolo, in modo che qualsiasi acino non idoneo venga staccato e lasciato a terra. Questa cernita è indispensabile per garantire una materia prima impeccabile e permette a Luigi di vinificare esclusivamente gli acini migliori. Per il trasporto i grappoli vengono adagiati in piccole cassette per far sì che arrivino in cantina perfettamente integri.

I vigneti dell’azienda sono situati a Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba e Montelupo Albese, per una superficie totale di circa 16 ettari.

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Ritornano i liquori Silvio Meletti #anisetta

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L'anisetta Meletti fu ideata e prodotta per la prima volta nel 1870 da Silvio Meletti che perfezionò e migliorò un liquore a base di anice prodotto artigianalmente nella piccola bottega della propria madre. Silvio Meletti postosi in mente di dare al paese un prodotto sempre più fine tale da reggere il confronto delle costosissime anisette estere, si impegnò nello studio di trattati italiani e francesi sulla distillazione e confezione dei liquori fino al punto di far costruire, su sua idea e suoi disegni, un alambicco a bagno maria a lentissima evaporazione onde ottenere un alcoolato il più aromatico possibile. Rimase assodato che il gusto delicatissimo e lo speciale aroma dell'anisetta Meletti provenivano dalla qualità dell'anice (Pimpinella Anisum) accuratamente coltivato in determinati terreni argillosi situati intorno ad Ascoli Piceno, favorito da particolarissime condizioni del suolo e del clima.

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Nel 1904 fu costruito lo stabilimento presso la stazione ferroviaria di Ascoli Piceno. L'anisetta prodotta veniva fatta invecchiare in fusti di ferro nelle capaci cantine di cui era ricco lo stabilimento. A più di 122 anni di distanza dalla sua prima produzione l'anisetta Meletti viene prodotta con i sistemi studiati ed imposti dal suo fondatore. I semi di anice sono prodotti nella provincia di Ascoli Piceno. Il punto centrale della produzione è la distillazione di alcool in presenza di semi di anice.
Con distillatori adatti l'anice cede all'alcool la parte aromatica del prodotto. Si ottiene così un liquore alcoolico ad alta gradazione denominato "aniciato" che è la base per successive lavorazioni. Per la produzione di anisetta si aggiunge un particolare "aroma" che viene prodotto sempre mediante distillazione di vari spezie. L'anisetta così prodotta viene posta in appositi serbatoi di oltre 10.000 lt. nei quali viene invecchiata. L'invecchiamento è necessario perchè in tale fase l'anisetta si spoglia, formando un deposito sulle pareti del recipiente e amalgama i vari componenti che le conferiscono quel gusto che è inconfondibile.

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Anisetta 18.00€
Anisetta Riserva “1994” 27.00€
Anisetta Dry 15.00€
Limoncello 13.00€
Sambuca 16.00€
Amaro 12.00€

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